1 - Cos’è Mestica Artigianale?
La mestica è una possibilità, un approccio, una via di crescita. È un gruppo di aspiranti artigiani che associandosi fondano un laboratorio e che ricercando
nel proprio inconscio distillano se stessi nel grande sabba dell’improvvisazione musicale. Se la mestica fosse uno strumento scientifico, sarebbe un
laboratorio dell’esisistenza, una complessa realtà di scoperta esistenziale. Se fosse una tribù, la mestica celebrerebbe la sacralità, la riconciliazione con
il diverso e la socialità umana. Per partecipare pienamente al rito occorre sapersi abbandonare e, nella confidenza attraverso la melodia e nell’armonia,
costruire una narrazione con gli altri, mettendo in scena i miti e le cosmogonie del nostro presente, come espressione della creatività e della convivialità
nella diversità. La diversità è l’ingrediente indispensabile di questo laboratorio.
2 - Sull’attitudine
Dopo breve tempo improvvisare stanca. Dopo avere dilegentemente passato in rassegna tutte le tecniche acquisite nel tempo, si rimane come svuotati.
Avendo ripetuto se stessi senza ascoltare si rimane affaticati e affannati. Eppure proprio in quel momento ci si rende conto dei propri limiti, della propria
incapacità di adattarsi, della propria limitatezza espressiva. È la limitatezza delle proprie sicurezze che fa intraprendere un cammino verso altro, senza
protezioni, esposti al rischio dell’errore e orrore. Ed qui che si inizia ad ascoltare diversamente, a voler apprendere nuove espressioni, nuovi colori, nuove
possibilità tecniche e abilità. Si comincia a pensarsi in termini di vocabolario. Come interrompere il silenzio? Cosa aggiungere a ciò che percepisco? Come
interagire con gli altri? Non accontentandosi più della propria impostazione, non sapendo più cosa fare, si comincia a scavare nelle proprie esperienze,
ascolti, emozioni, ricordi musicali con le domande “Cosa vorrei sentire?”, “Quali suoni desidero?”, “Quali suoni sono necessari?”. Con questa attitudine si
trova finalmente una risposta adeguata alla proposta improvvisativa che ci domanda l’intervento. Quel che sento come necessario, ma che ancora non c’è:
intuire il futuro. Si presenta come un ispirazione, come un invito emozionale che vuole essere realizzato, ma al di là dei propri limiti, perché è da questi
che siamo partiti. Ciò che si cerca per la prima volta si esprime come informe, sgraziato, stonato, indeciso, ma essendo voluto e cercato non spaventa,
e alimenta una voglia ulteriore: quella di riuscire ad afferrarlo precisamente e decisamente. Ecco la spinta a volere conoscere, aprirsi, sperirmentarsi ed
innovarsi. Questo è lo spazio che è permesso nella mestica.
3- Una possibile descrizione di ciò che accade
“Vedo la rete, è là sotto le note. Alla radice. Sul pelo della superficie vedo: le parole e le note come se fossero scolpite su degli scogli davanti all’immensità
del mare. Allora così, le onde, ritmicamente schiantandosi e ritraendosi, mostrano e nascondono quel che sembra essere necessario per andare avanti:
note e parole che emergendo propongono un succedersi continuo. Ma, quando il mare non è quieto nel suo schiumare, quando il cielo è addombrato,
riflettendo sulla superficie un grigio argentare, o quando il sole è troppo inclinato illuminando con un forte riverbero si impedisce ogni visione del profondo
e nulla si intravvede. Difficile essere sereni, quieti e all’ascolto attendendo ciò che può avvenire, ma quando accade, allora, lì in basso sotto gli scogli e al
di là di essi, sul fondo del mare stesso, si scorge la rete che tutto connette: i gesti, gli ambienti e le sensazioni possibili.
Sulla banchina di fronte all’immensità, io mi concentro sul mondo e conoscendo, alzo il fondale del mare, fino a poter passeggiare sulla rete. La conoscenza
crea la mia isola, e io voglio l‘oltre: un continente. Talvolta se sono accecato, sprofondo e so muovermi sul fondale, ad istinto”.
4- Sulla registrazione
Eppure una sensibile differenza tra esecuzione e registrazione è apprezzabile. Nei colori, nelle sfumature, nella carnalità. La freddezza del congelamento
sonoro è accettabile solo a titolo di studio o di archivio. Nulla vi è di più degradante. La musica è irripetibile, effimera. Irrompe nel vacuo silenzio, impone
la sua scontrosità e fluisce gentilmente nell’aria, abbandonando sulle cose una sottile polvere di vibrazioni. Nulla rimane come prima.
Cosa rimane di un incontro? La sua registrazione: stracci e pezze ammucchiati nella memoria digitale di una macchina di silicio. Resti, macchie e spruzzi
di momenti sacrali. Quelli la cui fantasia è libera, capiranno a che tessuti raffinati e pregiati appartengono. Solo un folle avrebbe abbandonato all’oblio
queste mappe di sonorità percorse da questi dilettanti.
5 - Contro il diritto d’autore
Se il pensiero è strumento, allora si potrebbe dichiarare vendibile il prodotto del suo lavoro. Il che è accettabile ed è già presente spontaneamente nella
società con il pagamento della prestazione. Questo, però, non autorizza nessuno ad arrogarsi il diritto di tutela sulla modalità, sulla forma del pensiero:pensate che qualcuno possa rivendicare i diritti su tutto il blues del mondo? O su qualsiasi genere musicale? Oppure rivendicare dei diritti di proprietà sul
pensiero di una persona? Vi immaginate l’illuminismo in franchising? Per questo motivo che prevalentemente diffondiamo i nostri pensieri in CC. Tutti i
nostri testi rappresentano un pensiero che vuole riprodursi e porre domande: Libero di essere vissuto e posseduto da chiunque.
6 - Annotazioni sul progetto Mestica Artigianale
Il concetto di suono è legato in stretto modo alla perturbazione dell’aria. Le libere particelle dell’aria trasmettendo vibrazioni l’una all’altra permettono
che giungano alle nostre orecchie i ricordi di un evento distante. La distinzione tra suoni e rumori è solamente arbitraria, che siano caotici, omogenei,
distinti sempre all’ascolto li riportiamo. L’uomo può scegliere di perturbare il mondo pensando a che suoni provocare. Una voluta, quindi intenzionale,
successione di suoni è da considerarsi musica. Se con il termine “musica”, invece, si volesse intendere “piacevole” e “bello”, se ne perderebbe in parte il
valore. Mousiké è Techné delle Muse; è espressione umana percepibile con l’udito; è arte in quanto espressione. Il piacere che ne deriva è di secondo
grado. In quanto portatrice di senso, densificazione di significato, la musica è descrivibile solo limitatamente e forzatamente. Si potrebbe se caso, come
ogni in espressione, osservare le complesse interazioni tra senso, io e mondo. Immaginiamo l’espressione attraverso due poli, non necessariamente
contrapposti o complementari: la composizione e l’improvvisazione. Sono forme musicali ideali nelle quali scorre in modo diverso, il significato.
Nella composizione vi è una modellizzazione delle vibrazioni per creare una specifica rappresentazione (Le quattro stagioni di A. Vivaldi, per esempio),
voluta, ragionata, riflessa, combattuta. Qui il senso è preciso e definito, l’io si pone l’intento di creare un immagine rappresentativa del mondo e/o di sé.
Nell’improvvisazione vi è sempre una modellizzazione delle vibrazioni, ma questa non è tesa a creare una rappresentazione precisa. Il significato così oscilla
tra l’io e il mondo in una dinamica continua. Il significato diviene il risultato dell’interazione non la causa. Se, inoltre, partecipano più persone l’espressione
semplice dell’io diviene ancor più articolata. Qui entrano in gioco per descrivere meglio questo processo d’improvvisazione i termini di “mestica” e
“tempera”: musici come tempere, espressione come mestica. Nelle più varie forme espressive si tende ad affermare l’esistenza di regole, o peggio, di
leggi. In realtà queste non sono che strutture che l’uomo pone sul mondo per comprenderlo. Dunque, utili strumenti. Per semplificare si potrebbe dire che
una volta compresa una scala, occore sbarazzarsene. Questo naturalmente precede ogni discorso sull’ascolto, in quando esprimere è prima di ogni cosa
una creazione di persone.
L’ascolto è generalmente considerato diletto (attrazione completa). In questo senso è un fenomeno puramente individuale e differente dal processo di
espressione. Costruire musica per l’ascolto, per il diletto altrui diviene quindi perversione. Sposta lo scopo della musica dal suo primo grado al secondo. La
musica è conosciuta al suo secondo grado e oggi siamo di fronte ad una situazione ancor più complessa in cui rientra un terzo livello. La musica non è
inserita in una dialettica suonatore-ascoltatore, ma è schiacciata sul piano della produzione. L’espressione e il significato vengono così sostituiti dalla
creazione di ricchezza. Questo terzo livello implica termini come analisi di mercato, creazione della massa, previsione di profitto. La musica perde il suo
scopo primo, per piegarsi al minimo comun denominatore capace di soddisfare il numero maggiore possibile di persone. Al posto del significato e
dell’espressione si mette al centro, l’intrattenimento, la distrazione (allontanamento da sé): ipnosi e catalessi. Questa logica si sviluppa in una retorica
musicale in cui ciò che funziona diviene più importante di ciò che si mestica. La lacca più importante della composizione. Il “come” suona diviene, così, più
centrale del “cosa”.
Come musici senza retribuzione siamo in una situazione favorevole: pur nei nostri limiti tecnici, teorici, suoniamo senza commistioni-condizioni con l’ascoltatore
e senza finalità di produzione della richezza. Possiamo dunque concentrarci sullo sviluppo di un nostro modo d’esprimere. La musica così può tornare al suo primo
grado: significato come interazione empatica. Artigianato musicale come risposta all’industria musicale, costituendo un linguaggio che rappresenti liberamente le
nostre persone nella loro interazione. Ogni volta che suoniamo costituiamo la mestica del nostro incontro. Colori che affrescheranno poi i pensieri dell’ascoltatore.
(Noi siamo i primi ascoltatori di noi stessi!). La musica così creata ha un suo scopo che finalmente trascende ogni grado superfluo al fenomeno del suono.
Questa analisi diviene dunque un aperto invito a tutti all’espressione libera da ogni costrizione. Espressione nella musica. Non suoni per altri scopi. Se da
questo progetto si svilupperà musica che diletta potrà essere solo un effettto collaterale non uno scopo. Invitiamo chicchessia, dunque, a suonare nella
mestica e nella tempera.
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