Suonare è un rito primigenio. La musica è connaturata alla natura umana, al suo bisogno di esprimersi, condividere emozioni e raccontarsi storie. È il luogo in cui il passato guarda il futuro nella sua pura presenza.
Sostare in questo istante infinito è accettare e vivere la sfida dell’incognita nell’apertura del possibile.
Il possibile nell’estemporanea presenza, anche se solo musicale, è ciò che il nostro momento storico ha bisogno. Io ho bisogno del possibile, perché il futuro non sia solo una traccia consequenziale dell’attuale. L’attuale è insufficiente verso il futuro.
Incontrarsi mesticamente è accettare che l’incontro fallisca miseramente nell’inutile bruttura della sordità umana. Il rischio dell’egoismo che spinge ad oscurare il flusso condiviso. Eppure, se umilmente si entra nel cerchio e nell’incontro dell’improvvisazione musicale, accade di sentirsi sintonizzati: tutti insieme a favore di tutti. Quel momento ripaga ogni frustrazione, fa dimenticare ogni fatica e ogni preoccupazione.
Per questo ci incontriamo, per questo attendiamo a questo rito. Dimostrare che è possibile, nonostante tutto, rispetto al rumore di fondo e alla nostra confusione, con gli altri e negli altri assaporare la fiducia per il futuro, e magari la voglia di ritentare l’incontro.
Noi siamo alla ventiduesima volta, giocosi, leggeri, vogliosi di assaporare il gusto dell’improvvisazione. Unisciti a noi, celebriamo insieme!

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