30.11.18

I nuovi dei


Il futuro è ora!

Alpha zero è capace di imparare qualunque gioco da zero conoscendone solo le regole. In qualche giorno di computazione riesce ad elaborare le migliori strategie pensate dall’uomo, costruite in millenni di partite, e presentarne di innovative che forse solo in qualche altro millenio avrebbero potuto vedere la luce. Alpha zero è in grado di battere i migliori campioni imponendosi con un gioco mai visto. Alpha zero è attualmente il migliore giocatore di scacchi, di shogi e di go esistente.
Il gioco, il terreno d’eccellenza della creatività umana, è ora il luogo dove la potenza algoritmica regna incontrastata. Senza eccezioni. Impietosamente. Non è un lontano futuro fantascientifico. Il futuro è ora: 2019.
Ironicamente, si potrebbe notare un certo ritardo rispetto al quanto immaginato quaranta anni fa da A. Clarke e S. Kubrik.

Deepmind e tutti i suoi simili dimostrano che il nostro futuro non è più nelle nostre mani, ma siamo in balia di un intelligenza che ci supera di gran lunga. Abituati ad attribuire ai risultati oggettivi della scienza la guida delle nostre vite, ora stiamo attribuiendo ad altri il compito di fare ricerca e dunque di definire ciò che è giusto e sbagliato. La scoperta scientifica stessa, le invenzioni sono in mano all’intelligenza algoritmica, che oggi chiamiamo IA. In tutta la sua storia, l’uomo ha immaginato e costruito mezzi per supplire le proprie inefficenze. Il fuoco al posto dell’intestino, la spada al posto del pugno, la ruota al posto delle gambe, le lenti al posto degli occhi. Ora abbiamo trovato un mezzo per supplire il nostra stessa intelligenza. Ci siamo scoperti stupidi, o meglio bisognosi di un aiuto e stiamo trovando i mezzi per potenziare ci che abbiamo di natura. Vorrei lasciare ad altri il dibattito profetico intorno al pericolo per l’uomo di divenire superfluo. Trovo, però, che sia ironico che dopo solo pochi secoli dalla caduta dell’idea che un intelligenza superiore ci determini, ora abbiamo trovato un intelligenza superiore a cui affidarci. Ironico perché forse un giorno, interrogando il divino algoritmo sui problemi delproblemi, scopriremo che l’unico problema dell’universo risiede in chi li crea, in chi perturba l’andamento dell’universo stesso: l’uomo. Da cui si potrebbe prendere una decisione inevitabile: per risolvere il problema dell’universo basta eliminare il disturbatore, sopprimere l’uomo.

 
Viviamo i tempi che verranno ricordati come il grande oblio.

Pensiamoci se il terreno del gioco, della guerra, e della soppravivenza non sono più giocati dall’uomo, allora la creatività stessa è qualcosa a cui possiamo rinunciare.

La rivoluzione è già in corso da anni, ma forse ora comincieremo a vederne i primi effetti.

Proviamo ad avvicinarci al tema che ci sta più a cuore: la musica. Molte volte abbiamo osservato come il nostro rapporto con la musica sta cambiando. Non ricordo dove ho letto che D. Bowie sostenesse che la musica stia diventando come l’acqua corrente, ma mi approprio di questa immagine. Come l’acqua dal rubinetto è sempre disponibile, così la musica è sempre disponibile. Certo solo per noi ricchi opulenti. Non ha più importanza cosa si ascolta, cosa si beve. Se sia sete di musica è sufficiente aprire il rubinetto telematico. Si propone un idea di musica come stabilizzatore dell’umore, come farmaco psichico, dopaminico.


Questo, però, è oramai acquisito, è il passato. Il futuro è qui, abbiamo scritto. Qual è il futuro-presente della musica? Come Alphazero per i giochi, anche qui abbiamo delle quasi-divinità algoritmiche. Magenta, Aiva, Amper, Flow Machine, Jukedeck, Melomics, Popgun sono i nomi delle nuove muse musicali. Sono nomi di algoritmi capaci di “scrivere” brani musicali senza l’intervento di un autore. Ovviamente ogni singolo programma ha le sue peculiarità e specialità, ma in fondo l’idea è comune a tutti. Un algoritmo capace partendo da delle istruzioni generiche come tipologia di emozione, strumentazione, complessità di orchestrazione, progettare dei brani, diciamo belli. Per chi non sa di cosa sto parlando vi invito ad ascoltare questi brani generati da un IA. “Ci facciamo carico del peso della creatività”, “avete bisogno di musica per il vostro film e non avete voglia di avere a che fare con un autore? Ci pensiamo noi”, “Hai un idea musicale e vorresti farne una canzone? Ci pensa humtap per voi, scarica l’app!”. Musica secondo i tuoi gusti senza pagare i diritti d’autore, fantastico! Volete una nuova canzone dei beatles? Detto, fatto! 
Il futuro è ora. Le vecchie case discografiche sono morte e sepolte. Ora contano solo i distributori automatici di esperienze musicali. L’ormai vecchio spotify, già pensa ad un presente in cui l’autore e l’idea non contano più nulla, superati, come nelle partite a scacchi, da un algoritmo in grado di rispondere ai bisogni dell’utenza. Sony che detiene uno dei cataloghi musicali più ampi al mondo è all’avanguardia nella ricerca e nella produzione di musica artificiale.
Questa rivoluzione industriale dove il “capitale” creativo viene sostituito dai processi algoritmici, avrà come vittima l’arte. L’ultima frontiera. Studiare, imparare “musica” non avrà scopo, non avrà più, neanche, la spinta e la motivazione del successo. Già i nuovi brani artificiali si confonderanno con i residui di un passato che non potrà più tornare. Dove potremo vedere mistero e fascino in composizioni, nella musica stessa, se oramai ogni cosa è banalmente corrente?

Il passaggio dell’uomo sotto la divinità algoritmica è solo questione di tempo, ma è già avvenuto. Non si dovrà più attendere il contatto con la musa, con il momento giusto per comporre, scrivere, dipingere. Ogni cosa è già pronta e fatta. Se dovessimo considerare la musica con lo scopo di proporre qualcosa di bello, di piacevole, di decorativo, allora l’uomo è divenuto obsoleto. Non è più indispensabile. Rimane un solo residuo, il bisogno e il piacere di farsi coccolare dai suoni. Non più produttori, ma consumatori, intestini musicali.
Così la musica non unisce più, non è più forza che canalizza le forze poetiche, sociali, politiche. Solo sterile miele che nulla cambia. Musica dell’isolamento, della distanza e degli uomini. Così la musica perde il suo valore storico di veicolare la forza dirompente latente in ognuno di noi. Perché ricordiamolo è più figlia di Dioniso che Apollo. È sfrenata.
Oggi, è una melanconica constatazione forse, non c’è più quella forza che attraversava il movimento contestatario e alternativo che cambiò il mondo occidentale negli anni 60….


Anni fa, una cara amica mi chiedeva cosa facessimo noi di Mestica Artigianale, che scopo avessimo nel suonare senza mai giungere da nessuna parte, senza mai fare un concerto, senza proporre brani musicali. Senza mettersi in scena. Sembrava un’accusa. Voi che perdete tempo, voi che giocate senza scopo, voi che non andate da nessuna parte. Non riuscii a far comprendere la profondità di questo lavoro. La sua necessità.
Eppure ci riprovo. Ancora più oggi, nel futuro-presente, non ha più senso pensare di giocare al grande spettacolo della musica. Non ha senso pensare di creare musica per il pubblico. Pubblico oramai distante e annoiato dalla sfida proposta dalla musica stessa. 
Eppure, si può percorrere il senso ancestrale della music a stessa: rituale tribale dell'unione degli uomini.

Mestica Artigianale ha sempre voluto essere un momento, un luogo in cui le persone si potessero incontrare nel linguaggio musicale e celebrare la loro presenza. La musica ha significato non per il suo risultato. Il risultato è computazionabile, è prevedibile. Il senso è il movimento che permette il gioco. Il senso del gioco non è saper muovere alla vittoria in ogni occasione. Il senso del gioco è giocare. Perdere del tempo, divertirsi imparando. Se un algoritmo potesse divertirsi e gioire del gioco, potrei pensare di poter giocare con lui anche musicalmente.

Ci stiamo dimenticando il senso del gioco permesso dalla creatività, dare senso alle nostre vite. Non abbiamo bisogno che qualcuno ci proponga un senso.
Spero sia intuibile, questa riflessione non è apologia di un mondo senza macchine, ma una rivendicazione del diritto di autodeterminazione delle proprie vite. Uno spunto di riflessione, non una presa di posizione.

Anche tu, che hai voglia di essere, vieni il 16 dicembre al laboratorio Mestica Artigianale per abbattere i nuovi dei.
Vi aspettiamo tutti! E chissà se avrete voglia di discuterne, allegramente... s'intende!


Nessun commento: