Sono passati quasi tre anni dall’ultimo post. Tre anni costellati da eventi che hanno cambiato il nostro modo di pensare, di sentire e vivere.
Tutto è iniziato con il silenzio ovattato del confinamento.
Eravamo quasi felici di aver goduto un tempo così. Inquinamento, rumori, traffico, lavoro, tutto era sospeso e in cambio c’era questo silenzio incredibile che forse è percepibile solo nei luoghi più remoti del mondo, o durante i mattini del natale o i pomeriggi di ferragosto. Certo, canto degli uccelli, rumore delle foglie, vociare delle persone, ma sopratutto il profondo silenzio raccolto e armonioso. Si è trattato solo di qualche breve settimana che ci ha lasciato ad una nuova routine, chi con poco o senza lavoro, chi con pochi o senza momenti sociali e culturali, chi con poca o senza allegria, chi con persone da piangere, chi con persone da ringraziare.
Ci siamo abituati alle contraddizioni più stridenti tra famiglia, lavoro e società. Un’atmosfera delirante che riusciva a trasformare paure e inquietudini in tensioni e rabbie viscerali. Mascherina, vaccino, disinfettante, isolamento, pagamenti non in contanti, e bombardamento di opinioni, notizie, annunci roboanti di cure, bollettini medici e economici, comunicazioni ufficiali.
Sembrava quasi che ci stessimo per preparare a salutare questa parentesi di follia collettiva, per tornare al nostro trantran. Ci stavamo preparando a festeggiare, a esultare gioiosamente. Nel nostro piccolo sognavamo l’ora in cui potessimo tornare a improvvisare in compagnia e celebrare la vicinanza come si deve.
Quando un nuovo rumore, non più quello della confusione virale, sociale e mediatica, ma un terribile cupo tambureggiare ha cominciato ad echeggiare. Come una vibrazione della terra, come un terribile presentimento, come il metallo battuto. I cingolati e i bombardamenti, i combattimenti ci hanno bloccati, forse non a caso, proprio lì nel momento della ripresa. Con la guerra e i suoi figli, le vittime, i rifugiati, gli ammutinamenti, le distruzioni, le sofferenze, è tornato il silenzio. L’impossibilità di dare un senso a qualcosa che ci trascina e ci riporta a scenari messi in soffitta nel secolo passato, “cortina di ferro”, “olocausto atomico”, “spionaggio e sabotaggio”, “traditori e eroi”. Il silenzio di chi è incredulo di fronte a tanta stupidità.
Ora siamo circondati da questo frastuono. Rancori coltivati negli anni e nei decenni tra i vari stati hanno portato di nuovo a litigare come se il mondo non fosse di tutti.
Così intenti a farsi del male per affermare chi è il più forte, il più ricco, il più intelligente non si riesce a sentire che il terreno su cui poggiamo si sta sgretolando e che forse alla fine del litigio non ci sarà più nulla da governare. Saremmo tutti in balia delle scelte che non sono state fatte oggi, o meglio ieri. La nostra astronave terra si sta rompendo e non c’è tempo per guerreggiare.
Sono passati tre anni, ma nonostante tutto, il piacere e la voglia di fare musica in modo diverso non è mai scemata, così siamo ancora una volta qui a interpellare voi!
Siete tutti invitati al gran sabba dell’improvvisazione! Accordiamoci con le cose e il mondo! Celebriamo la vicinanza!
Facciamo silenzio!
1 commento:
Sì. Che vinca l'effimero!
Grazie : D
f.
Posta un commento